- Ancoraggio: è il singolo punto di presa sulla roccia; può essere artificiale (tassello + anello/placchetta + eventuale moschettone) o naturale (albero, clessidra etc.)
- Gli ancoraggi artificiali necessitano di scrupolose operazioni di posa in opera.
- Gli ancoraggi naturali necessitano di una scrupolosa valutazione della loro posizione, della loro solidità, della direzione di trazione, del pericolo di abrasione e tranciamento degli spezzoni di corda.
- Attacco: è il punto finale di presa dei sistemi di sollevamento/calata e di sicura. Si costruisce collegando diversi ancoraggi o in alternativa con un solo ancoraggio estremamente resistente e affidabile (es. grande clessidra, masso, etc. ). Tutto deve essere dimensionato in funzione dei carichi applicati tenendo conto del possibile cedimento improvviso di uno degli ancoraggi.
- Collegamenti: in parallelo quando gli ancoraggi lavorano insieme ed il carico è ripartito, in serie quando un ancoraggio regge tutto il carico ma è assicurato dagli altri.
- Numero dei tasselli: per gli attacchi principali su roccia solida il numero minimo dei tasselli è tre per il tiro e tre per la sicura; per gli attacchi secondari il numero minimo è due per il tiro e due per la sicura.
- Per il collegamento degli ancoraggi si utilizzano spezzoni di corda dinamica intera o corda semistatica di tipo A, chiusi preferibilmente con un nodo galleggiante.
- L’angolo che si crea tra i rami dello spezzone che collega gli ancoraggi estremi di un attacco deve essere contenuto preferibilmente entro i 90°, altrimenti i carichi agli ancoraggi aumentano considerevolmente.
- Su roccia poco solida il numero degli ancoraggi deve essere in funzione della qualità della roccia e devono essere collegati preferibilmente in parallelo.
- Posizionare gli ancoraggi di un attacco a distanze superiori a circa 50 cm: ciò richiede l’uso di spezzoni più lunghi e maggiore spazio di manovra (non sempre disponibile).
- Aumentare il numero degli ancoraggi senza che ve ne sia un’effettiva necessità (richiede una quantità maggiore di materiale e di tempo, rallentando il recupero).
- Dimenticare di serrare i dadi o i bulloni dei tasselli.
- Posizionare piastrine ed anelli senza orientarli in maniera corretta rispetto alla direzione di applicazione del carico.
- Chiudere gli spezzoni con nodi di giunzione difficili da sciogliere (p.e. inglese doppio).
- Trascurare la possibilità di utilizzare armi naturali prima di procedere alla foratura con il trapano.
- Gli ancoraggi naturali consentono una rapida esecuzione. Bisogna valutarne la tenuta soprattutto in funzione della direzione del carico, che può variare durante la manovra.
- Su rocce, clessidre, concrezioni, massi incastrati, ecc., gli ancoraggi naturali devono essere ripresi con più avvolgimenti indipendenti, in modo da garantire la tenuta dell’attacco anche in caso di cedimento di uno spezzone.
- Far lavorare un solo ramo di corda e lasciare il secondo più lasco come sicura.
- Prima di utilizzare gli ancoraggi naturali su roccia (clessidre, massi, lame rocciose etc.) è indispensabile procedere allo smussamento degli spigoli vivi che rischiano di lesionare lo spezzone di corda.
- Non valutare correttamente la direzione del carico sull’attacco una volta messo in tensione il sistema rischiando che lo spezzone di corda si possa sfilare.
- Realizzare l’attacco con un solo avvolgimento di corda o con avvolgimenti non indipendenti che, in caso di lesione, non garantiscono adeguati margini di sicurezza.
- Si costruisce con uno spezzone di corda chiuso preferibilmente con un nodo galleggiante e collegato al moschettone con un Garda.
- Il carico è ripartito su tutti gli ancoraggi in
- modo uniforme conseguentemente il rischio di cedimento di un punto d’ancoraggio è molto basso.
- È un attacco mobile che si adatta alla posizione del carico durante il recupero.
- Può essere realizzato anche partendo dal capo corda.
- Nel caso di rami di corda molto lunghi, per evitare un eccessivo spostamento del punto di attacco o un eccessivo abbassamento del carico in caso di cedimento di un ancoraggio, si utilizza il collegamento in parallelo semi-mobile.
- È possibile realizzare un collegamento in parallelo anche con un anello di cordino chiuso da un gandalf partendo da uno degli ancoraggi.
- Anche dopo essere stato sottoposto a carichi elevati si scioglie piuttosto facilmente.
- Il nodo di giunzione non interferisce con i moschettoni.
- Si esegue facilmente anche con il capo di una corda di recupero.
- Per una corretta esecuzione del collegamento Garda, è indispensabile incrociare il ramo di corda che collega gli ancoraggi estremi. È comunque opportuno controllare che i due rami di corda provenienti da ogni singolo ancoraggio non entrino dalla stessa parte nel moschettone dell’attacco.
- Deve essere realizzato con un moschettone a base larga per favorire lo scorrimento dei rami di corda e una migliore ripartizione del carico sugli ancoraggi.
- In caso di cedimento di un ancoraggio lo scorrimento dello spezzone determina un abbassamento dell’attacco e conseguente caduta del carico.
- Nel caso di ancoraggi molto distanti tra loro o quando lo spostamento del punto di attacco può provocare pericolosi sfregamenti sulla roccia è indispensabile utilizzare l’attacco in parallelo semi-mobile.
- Il nodo di giunzione è meglio che si trovi a lavorare sul ramo di corda più esterno: in questo caso viene caricato di meno e risulterà più semplice da sciogliere. Deve essere inoltre posizionato in modo da non andare ad interferire con i moschettoni.
- Passare in maniera errata i rami di corda dello spezzone nel moschettone dell’attacco, in caso di cedimento di un ancoraggio il moschettone si può sfilare.
- Interferenza del nodo di giunzione dello spezzone con uno dei moschettoni, cattiva distribuzione del carico.
- Utilizzare la parte stretta del moschettone a base larga per riprendere i rami di corda dell’attacco, cattiva distribuzione del carico.
- Nel collegamento in serie un ancoraggio regge tutto il carico, mentre gli altri lo assicurano in caso di cedimento.
- Il punto di applicazione del carico è fisso e non ci sono oscillazioni.
- A parità di condizioni il punto di applicazione del carico si trova più alto rispetto al collegamento in parallelo; quindi questo tipo di collegamento è particolarmente adatto al recupero nei pozzi dall’uscita bassa e stretta (vedi risolutiva).
- Per collegare gli ancoraggi si usa un nodo Gandalf perché permette un buon tensionamento.
- Gli spezzoni che collegano gli ancoraggi devono essere in tensione
- L’ancoraggio in carico si trova più alto di quelli che lo assicurano aumentando il fattore di caduta.
- Il collegamento con Gandalf su anelli fissi consente di bloccare la posizione dell’attacco e di determinare esattamente la direzione del carico.
- Ogni anello è indipendente: in caso di rottura di uno spezzone il carico rimane vincolato, in caso di cedimento di un ancoraggio il carico subisce un contenuto abbassamento dell’attacco.
- Non è indispensabile un moschettone a base larga per collegare gli anelli di corda (l’attacco non è mobile)
- In caso di cedimento di un ancoraggio il carico rischia di concentrarsi su uno solo di quelli rimanenti.
- Per la realizzazione servono più spezzoni di corda.
- Se il carico è soggetto a variazioni di direzione importanti, ad es. uscita in contrappeso o in teleferica orizzontale, la tensione si concentra maggiormente su un ancoraggio.
- Non caricare correttamente tutti gli spezzoni di corda.
- Non valutare correttamente le variazioni di traiettoria della barella.
- Utile per collegare ancoraggi molto lontani utilizzando meno corda.
- Possibilità di determinare esattamente la direzione del carico.
- Ogni ramo di corda è indipendente.
- Non è indispensabile un moschettone a base larga per collegare le gasse dei nodi (l’attacco non è mobile).
- Costruire due asole di differente lunghezza, sovrapporle e chiuderle con un solo nodo delle guide con frizione.
- In caso di cedimento di un ancoraggio il carico si può concentrare su uno solo dei rimanenti.
- Se varia la direzione del carico, la tensione si concentra maggiormente su un ancoraggio.
- Un po’ laborioso da regolare quando la distanza tra gli ancoraggi è notevole.
- Se il carico è soggetto a variazioni di direzione importanti ad es. uscita in contrappeso o in teleferica orizzontale, la tensione si concentra maggiormente su un ancoraggio.
- Sbagliare la costruzione dell’attacco a tre punti.
- Le gasse dei nodi sono della stessa lunghezza (gasse di lunghezza differente consentono una miglior distribuzione del carico).